Industria 4.0 2023: come cambia il credito d’imposta? Cosa dobbiamo aspettarci?

Industria 4.0 2023: come cambia il credito d’imposta? Cosa dobbiamo aspettarci?

Industria 4.0 2023: cosa cambia rispetto allo scorso anno e cosa dobbiamo aspettarci di nuovo per questo

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Il piano Industria 4.0 2023 ed il relativo credito d’imposta non stanno vivendo affetto un momento felice. Dal 1° gennaio infatti alcune delle misure contenute nel piano hanno subito una drastica riduzione delle loro aliquote, altre invece non sono state confermate. La Legge di Bilancio 2023 infatti non prevede alcune modifiche in tema di Industria 4.0 2023 pertanto anche l’agevolazione al 50% introdotta dal primo Decreto Aiuti per i beni immateriali 4.0 non è stata rinnovata.

Quale sarà quindi il futuro del piano Industria 4.0 per il 2023?

Nonostante le premesse non siano delle migliori il Ministero delle Imprese e del made in Italy ha rassicurato tutti affermando che è al lavoro su un eventuale ripristino dello schema precedente. Tuttavia, come riportano autorevoli fonti di stampa, molto dipenderà dalle valutazioni della Commissione Europea su un eventuale autorizzazione all’impiego di risorse inutilizzate del PNRR.

In ogni caso abbiamo deciso di fare il punto della situazione sul Piano Industria 4.0 per il 2023 qui di seguito.

Le dichiarazioni del governo

Nella nuova Legge di Bilancio quindi non sono presenti quelle disposizioni che ci si sarebbe attesi di trovare per la piena realizzazione del piano Transizione 4.0 (o Industria 4.0) per il 2023. Tale assenza è stata giustificata con la necessità di fare fronte all’impegno necessario per contrastare il “caro energia”, limitandone gli impatti negativi per imprese e cittadini.

In questo senso, chiarificatrici le indicazioni da ultimo rese da Adolfo Urso Ministro delle Imprese e del Made in Italy. Il Ministro infatti, pur riconoscendo la rilevanza e l’utilità per il sistema produttivo del sistema dei crediti d’imposta 4.0, ha evidenziato come le imprese si siano sinora concentrate nell’utilizzare le strategie innovative prevalentemente per rinnovare i macchinari. Le imprese quindi sono colpevoli di aver trascurato nella gli aspetti immateriali derivanti dalla potenza di calcolo, dalla connettività, dal cloud computing per centralizzare le informazioni e la loro conservazione, dalla capacità di estrarre valore dai dati raccolti, dalla cybersecurity.

Per questi motivi, ad inizio 2023, dovrebbe pertanto essere avviato un confronto sul tema che dovrebbe determinare il rilascio, a cura del Governo, di un provvedimento ad hoc.

Le agevolazioni per l’industria 4.0 aggiornate al 2023

Dopo le recenti “non modifiche” contenute nell’ultima Legge di Bilancio, lo schema delle percentuali agevolative a disposizione delle imprese che intendono effettuare investimenti 4.0 è il seguente:

Investimenti

Dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2025 (o 30 giugno 2026 con ordini e acconto entro il 2025 ndr.)

Credito d’imposta fruibile in:

Beni materiali (vedi Allegato A alla Legge di Bilancio 2017) 20% per investimenti fino a 2,5 milioni di euro;

10% per investimenti da 2,5 e fino a 10 milioni di euro;

5% per investimenti da 10 e fino a 20 milioni di euro.

tre quote annuali di pari importo
Beni immateriali (vedi Allegato B alla Legge di Bilancio 2017) 20% per investimenti fino a 1 milione (dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2023 o 30 giugno 2024 con ordine e acconto pari al 20% entro il 2023);

15% per investimenti fino a 1 milione (dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre
2024 o 30 giugno 2025 con ordine e acconto pari al 20% entro il 2024);

10% per investimenti fino a 1 milione (dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre
2025 o 30 giugno 2026 con ordine e acconto pari al 20% entro il 2025).

tre quote annuali di pari importo

Come utilizzare i crediti d’imposta della misura Industria 4.0 2023

Per poter accedere al credito d’imposta previsto dalla misura Industria 4.0 2023 nulla cambia rispetto all’anno scorso eccetto il numero di quote annuali in cui è fruibile tale credito. Tali quote infatti dalle 5 previste nel 2022 adesso passano a 3.

Questo significa quindi che rimane indispensabile produrre una perizia asseverata, firmata da un ingegnere qualificato una dichiarazione sostitutiva da parte del legale rappresentante. Quest’ultima possibilità si potrà realizzare solo nel caso di investimenti dal valore complessivo inferiore a 300mila euro.

Infine dobbiamo precisare che, per ottenere l’agevolazione, è fondamentale garantire l’interconnessione dei macchinari 4.0

Cosa prevede la legge di Bilancio 2023

L’unico intervento della manovra riguardante l’industria 4.0 è il seguente:

  • mini proroga di un trimestre – dal 30 giugno 2023 al 30 settembre 2023 – del termine per effettuare gli investimenti in beni materiali 4.0 (indicati nell’Allegato A alla Legge di Bilancio 2017).

Tuttavia, per accedere a tale proroga è necessario che tali interventi siano stati prenotati entro il 31 dicembre 2022. Inoltre, alla stessa data dovrà esse stato versato un acconto di almeno il 20% della spesa totale richiesta dall’intervento.

Cos’altro manca

Il Piano Industria 4.0 2023, oltre al dimezzamento delle percentuali agevolative subisce anche la perdita di altri “pezzi” importanti. Infatti nel corso di questo non sarà più possibile richiedere il credito d’imposta per:

  • investimenti in attività di formazione 4.0;
  • i beni strumentali ordinari, sia materiali che immateriali. Tra i primi, come abbiamo già scritto qui, rientrano anche gli impianti fotovoltaici o ad energie rinnovabili per le aziende, tra i secondi invece rientrano i “semplici” software di base.

I seguenti crediti d’imposta ottenibili grazie al vecchio piano Industria 4.0 risultano invece essere molto depotenziati per il 2023. In particolare il credito d’imposta per:

  • attività di ricerca e sviluppo passa dal 20% al 10%,
  • innovazione tecnologica green passa dal 15% al 10%.

Infine non è stata presentata in Legge di Bilancio la proposta di proroga per la Nuova Legge Sabatini che quindi non sarà più valida nel corso di questo anno. La misura, ricordiamolo, è finalizzata a sostenere gli investimenti produttivi delle piccole e medie imprese per l’acquisto di beni strumentali come ad esempio gli impianti fotovoltaici per le aziende (ne parliamo meglio qui).

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